La Sindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone, è un telo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta segni di maltrattamenti e torture compatibili con quelli descritti nella Passione di Gesù. La tradizione identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo, nel sepolcro. La sua autenticità è oggetto di fortissime controversie.
Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon), che indica un tessuto di lino di buona qualità o tessuto d'India. Il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù.
Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ostensioni (dal latino ostendere, "mostrare"). Le ultime sono state nel 1978, 1998, 2000 e 2010: quest'ultima è ora in corso, iniziata il 10 aprile, la conclusione è fissata al 23 maggio.
Secondo i racconti dei vangeli, dopo la sua morte il corpo di Gesù fu deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo (sindone) con bende e trasposto nel sepolcro. Luca e Giovanni menzionano i tessuti funebri anche dopo la risurrezione. Della sindone evangelica non viene fornita alcuna descrizione circa dimensioni, forma, materiale; viene però indicato che fu utilizzato un telo per il corpo e un fazzoletto (sudario), separato, per la testa[3]. Secondo la tradizione cristiana questo telo sarebbe stato usato per avvolgere il capo di Gesù dopo la sua morte e sino all'arrivo al sepolcro, quando, come d'uso, era stato tolto prima d'avvolgere il cadavere nel lenzuolo;[senza fonte] diversamente dalla più famosa Sindone di Torino, esso non porta impressa alcuna immagine, ma solo macchie di sangue.
È ipotizzabile che il telo e il sudario siano stati conservati dalla primitiva comunità cristiana. Pur non essendo presente alcun esplicito accenno o riferimento, nei Vangeli, circa la formazione di un'immagine su un qualche tessuto, vi sono indizi in questo senso (si veda più oltre il paragrafo dedicato al Mandylion) in alcuni documenti antichi Queste notizie sarebbero comunque state tenute nascoste a causa delle persecuzioni e delle credenze giudaiche che ritenevano impuri gli oggetti venuti a contatto con un cadavere.
Secondo le ricerche del Centro Spagnolo di Sindonologia, le macchie sul sudario sono di sangue e liquido di edema polmonare, prodottesi in diversi momenti successivi mentre il telo era avvolto sulla testa di un cadavere: inizialmente il corpo era in posizione verticale con il capo reclinato 70 gradi in avanti e 20 gradi verso destra. Successivamente il cadavere fu spostato a formare un angolo di 115 gradi, con la fronte appoggiata contro una superficie dura. Infine fu disteso supino, dopo di che il sudario venne rimosso dalla testa. Secondo gli studi del sindonologo Pierluigi Baima Bollone il sangue risulterebbe di gruppo AB[5].
Il criminologo svizzero Max Frei ha studiato i pollini presenti sul telo e avrebbe riconosciuto specie caratteristiche della Palestina e del Nord Africa, il che confermerebbe il viaggio del Sudario indicato dalla tradizione; sono assenti invece specie caratteristiche del resto d'Europa e della Turchia[5].
Franca Pastore Trosello ha esaminato la struttura tessile del Sudario e rilevato che le fibre sono state filate a mano con torcitura "Z", mentre la trama del tessuto è ortogonale[5].
La comparazione del Sudario di Oviedo con la Sindone di Torino è ovviamente di grande interesse, e se venisse provato che essi hanno la stessa origine, ciò costituirebbe un forte indizio a favore dell'autenticità di entrambi.
Per entrambe le reliquie, il sangue è stato identificato come umano e di gruppo AB. Inoltre, secondo Giulio Ricci, la forma delle macchie sul Sudario presenta una compatibilità "molto buona" con l'immagine del volto impresso sulla Sindone e numerosi dettagli coincidono. Dello stesso parere è Alan Whanger che ha contato oltre cento punti di congruenza tra le due figure[5].
La grossezza e la torcitura delle fibre del tessuto corrispondono a quelle della Sindone[5]; la trama invece è diversa, essendo ortogonale per il Sudario e a spina di pesce per la Sindone.
Lo studio dei pollini eseguito da Max Frei sul Sudario e sulla Sindone suggerisce la provenienza di entrambi i teli dalla Palestina, ma seguendo due diversi percorsi: Nord Africa e Spagna per il Sudario, Turchia ed Europa orientale per la Sindone. In entrambi i casi questi percorsi corrispondono alla tradizione (vedi Storia della Sindone).
Va comunque notato che, nonostante numerosi fraintendimenti, in nessun caso il sudario può essere ritenuto un'immagine acheropita del Cristo (cioè una immagine, come si suppone sia la Sindone, sviluppatasi miracolosamente e senza intervento umano): il sudario, infatti, mostra unicamente tratti derivanti da contatto con sangue umano e fisicamente assolutamente normali, senza alcuna immagine che derivi da alcunché di diverso dal contatto tra telo e sangue stesso[7].