Lecture at the Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut, Florence/ Italy held on April 4, 2019
Le città sono organismi parlanti. E Giovanni Michelucci sa ascoltarne le parole e i silenzi. A Livorno, città di porto, moderna e geneticamente cosmopolita, costruisce uno slanciatissimo grattacielo; nella nativa Pistoia, città taciturna, permeata da mistiche meditazioni medievali, edifica, sullo stesso sito, due consecutive sedi bancarie, configurate dall'equilibrio silente dei cristalli stereometrici. Le voci di Firenze dispiegano una polifonia molteplice e stratificata, che intreccia armonie e dissonanze; dense pause e memorabili assolo. Nella città di adozione, l'ascolto di Michelucci si fa affilato e le sue opere pronunciano parole diverse, a seconda del sito, dell'uso, della luce e delle memorie. Dalla Stazione di Santa Maria Novella, che si inchina all'abside della antistante basilica domenicana, alla chiesa dell'autostrada, che si fa segnale territoriale e hortus conclusus, le architetture del Maestro di Fiesole restituiscono, con folgorante evidenza, la lunga storia delle forme e dei sensi, con cui la pietra ha edificato la città del giglio.
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