Il film documentario racconta la vita e la morte di Gaetano Bresci, l’anarchico italiano che tornò da Paterson (New Jersey) per uccidere il re Umberto I, il 29 luglio 1900 a Monza, sparandogli tre colpi di revolver. Il film si sofferma sulle tappe principali della vita privata e politica di Bresci e approfondisce in particolare i motivi che lo costrinsero ad emigrare in America e quelli che lo convinsero a tornare in Italia, abbandonando la moglie Sophie e l’amata figlia Madeleine. Il documentario indaga (con riprese esclusive e inedite) anche sulla morte di Bresci nell’ergastolo borbonico dell’isola di Santo Stefano nel maggio 1901, quando il detenuto più sorvegliato d’Italia fu trovato impiccato con un asciugamano alle sbarre della sua cella. Quali furono davvero le cause della sua morte? Suicida secondo la versione ufficiale, o “suicidato” come ormai ritengono tutti gli storici e i giornalisti che si sono occupati del caso?Personalità complessa e sfaccettata, eccessiva in tutto, uomo in rivolta contro il suo tempo come pochi altri, ribelle contro le ingiustizie esercitate dal potere anche se commesse a discapito di altri, convinto che non c’è possibilità di giustizia se non lottando, anche uscendo dalla legalità, contro quel potere che le ha rese legali. Irruento, egocentrico, esagerato fin da giovane, fuori da ogni misura, è un rivoluzionario che vuole cambiare le cose radicalmente e per sempre, tutto e subito, al di là delle strategie politiche riformiste e graduali e della comune moderazione che sconsiglia gli eccessi. Bresci è un personaggio “contro”, che non esita a portare a termine la sua personale vendetta a discapito della felicità sua personale e della sua famiglia. Per questi motivi ha sempre suscitato polemiche e controversie: c’è chi lo considera un terrorista squilibrato e assassino e chi un idealista che ha sacrificato la sua vita per la costruzione di un mondo più giusto. Il mio intendimento non è quello di esaltarlo o di condannarlo, ma di capire e di raccontare, nella maniera più obiettiva possibile, la sua vita pubblica e quella privata, la sua formazione anarchica e i suoi amori, non tacendo né i pregi né i difetti, che emergono numerosi soprattutto nei suoi rapporti con le donne. Il mio approccio quindi non è stato politico-ideologico ma esclusivamente e rigorosamente storico, evitando condanne o esaltazioni che, di solito, non aiutano a comprendere la realtà.
Le scelte linguistiche e stilistiche sono state fatte all’insegna del rigore, senza effetti speciali; le immagini di fiction sono in bianco/nero come il cinema di quel periodo storico, la messa in scena semplice e misurata, la scenografia essenziale. I movimenti macchina sono pochi e sempre linguisticamente motivati, come nel caso del piano sequenza che racconta la morte di Bresci: grazie alla sua continuità senza le interruzioni e manipolazioni del montaggio, assume la connotazione della probabile verità storica, in contrasto con quella ufficiale.